Pasquale Aita (a destra) discute con alcuni passanti (Foto Sabadin/Vision)
La figura imponente, il carrello con la sua «casa mobile» , la tendina e soprattutto i suoi «coretti» a lungo sono stati una presenza «folkloristica» di piazzale Roma, a Venezia. Poi però negli ultimi tre anni il clochard Pasquale Aita ha iniziato a esagerare : nel 2018 era stato arrestato per resistenza ai carabinieri (ma venne assolto), poi ha preso a schiaffi un giudice, infine ha iniziato a imbrattare regolarmente l’ingresso del tribunale di piazzale Roma : sia sulle porte a vetro, che sul pavimento, che sui muri. Insulti contro tutti, ma soprattutto contro il governatore veneto Luca Zaia, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e, da ultimo, il procuratore capo Bruno Cherchi. Aita negli ultimi tre anni ha collezionato 95 denunce , ma ha anche cambiato posizione e, soprattutto, modo di fare.
Dalle goliardate ai tentativi di aiuto
Pasquale Aita è una presenza fissa in piazzale Roma, la porta d’accesso a Venezia , ma fino a qualche anno fa preferiva piazzarsi sulla riva dove si concentrano i supermercati e i pontili dei vaporetti, un gonfalone della Serenissima legato al collo come un mantello e un megafono o una bottiglia di plastica vuota in mano, utili per accompagnare i cori con cui riempiva l’aria da mattina a sera. Nel gennaio 2017 i suoi canti e i suoi commenti contro i passanti gli erano valsi un foglio di via firmato dal questore dell’epoca, Angelo Sanna, che cercava di imporgli il rimpatrio in Germania. Ma a quel tempo Aita era visto quasi come una presenza goliardica , caratteristica di quel terminal automobilistico che è piazzale Roma: i negozianti e gli esercenti della zona raccontavano di come, tra una battuta e l’altra, il clochard fosse in realtà una persona intelligente e preparata, persino il consigliere regionale della lista Zaia, Stefano Valdegamebri, si era espresso in difesa del senzatetto , annunciando una colletta per «difenderlo contro l’ingiusto foglio di via»: «C’è bisogno di assistenza sociale — aveva dichiarato — non di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti». In verità i tentativi di un aiuto sono stati numerosi, nel corso degli anni: il Comune di Venezia aveva provato ad offrirgli una sistemazione abitativa, lui ha sempre rifiutato . Solo un ricovero in ospedale, nei mesi scorsi, l’ha potuto tenere lontano da piazzale Roma, salvo poi ritrovarlo nelle stesse posizioni in sella a una carrozzina, per qualche settimana.
La recente escalation ha portato la Procura, con il pm Stefano Buccini, a chiedere al gip Luca Marini una misura di allontanamento da piazzale Roma e dal «cuore» di Venezia. Come detto, d’altronde, i suoi canti erano già degenerati in insulti e offese che spesso sfociavano in liti anche violente che coinvolgevano Aita e proprio chi lo incrociava ogni giorno sulla via del lavoro, e che ormai risultava esasperato. Magistrati, avvocati, guardie giurate, vigili, carabinieri, conducenti di autobus e capitani di vaporetti, Pasquale ha finito per discutere quasi con tutti ; se prima correva dietro ai turisti per aiutarli con le borse, ora derideva chi gli tagliava la strada. E poi, da un certo momento, il cambio di strategia: dal megafono alla bomboletta di vernice spray. In realtà finché «vergava» lo spazio pubblico con scritte, Pasquale era «al sicuro»: per il semplice danneggiamento, infatti, non è prevista la misura cautelare. La Procura ci aveva provato, il giudice per le indagini preliminari aveva stralciato il provvedimento.
L’obbligo di allontanamento, la nuova battaglia
Ma nell’arco di un mese tra metà novembre e metà dicembre per ben quattro volte ha imbrattato anche le telecamere di videosorveglianza e per questo il pm gli ha contestato il danneggiamento aggravato di un sistema informatico; si tratterebbe però di un’accusa che ipotizza un danno al software del sistema, che ovviamente Aita non ha raggiunto a colpi di spray. Almeno secondo il suo avvocato, insomma, c’è tutto il margine per ricorrere al Riesame e cancellare di nuovo quell’obbligo di allontanamento. Intanto Pasquale rimane lì, tra un’invettiva e una polemica, tenendo in ostaggio una città e la sua quotidianità.
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