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Il rallentamento atteso del primo trimestre 2022 ha poco a che fare con l’inizio della guerra russo-ucraina. Dipende principalmente dalla forte caduta congiunturale della produzione industriale di gennaio, pari a -3,4% (dopo la frenata già avvenuta a dicembre 2021 del -1,1%). Ciò è dipeso in gran parte dal fatto che diverse imprese, specie nei settori energivori, hanno ritardato la riapertura delle fabbriche dopo le feste natalizie, sperando in un calo del prezzo del gas che poi non è avvenuto. A febbraio la produzione industriale italiana si è poi ampiamente ripresa, con un rotondo +4% su gennaio, a dimostrazione che la nostra manifattura rimane viva e competitiva. Ma il dato del primo trimestre dell’industria appare statisticamente ormai compromesso. E questo peserà a sua volta statisticamente sul Pil, anche se ancora non sappiamo come è andata a marzo la manifattura, cioè se globalmente ha continuato a crescere o se sono prevalsi gli impulsi di rallentamento.
Ma siamo proprio certi che l’Istat comunicherà un forte calo del Pil? Diversi segnali fanno sperare che l’andamento del prodotto possa risultare meno negativo delle attese. Infatti, l’export totale del nostro Paese nel bimestre gennaio-febbraio è andato molto bene, così come a marzo quello extra-Ue. Le costruzioni stanno attraversando una fase di espansione record: nel trimestre dicembre 2021-febbraio 2022 la produzione edilizia è cresciuta ancora del 5,8% sul trimestre precedente. A tutto aprile, gli indici di fiducia delle imprese restano molto tonici, specie nelle costruzioni e nel commercio, ma anche nella stessa manifattura, con i soli servizi di mercato che mostrano una intonazione più debole.
Nella manifattura, nonostante le difficoltà del caro energia e del reperimento di materiali (dal cartoncino al vetro, dalla ferramenta fino alle capsule per chiudere le bottiglie di vino), anche i settori energivori continuano a produrre mentre in altri comparti tante imprese hanno registrato nei primi mesi di quest’anno dei fatturati record, come mostrano anche i dati Istat sul fatturato dell’industria di febbraio. Anche se i margini sono compressi dall’alto costo del gas e delle materie prime, tante imprese del Made in Italy 4.0 stanno tenendo duro sottraendo quote di mercato mondiale ai loro concorrenti stranieri.
Se il mix di questi elementi positivi sarà stato sufficientemente forte, il calo del Pil italiano nel primo trimestre 2022 potrebbe risultare più contenuto, come stima anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), cioè intorno al -0,5%. Ma anche se la frenata dovesse risultare più marcata, deve confortare il fatto che essa sarebbe stata determinata essenzialmente dagli eventi esogeni anomali di gennaio sopra citati e non da un indebolimento endogeno del sistema produttivo.
Comunque è chiaro che le preoccupazioni maggiori si stanno già spostando sul secondo trimestre dell’anno, più influenzato del primo trimestre dall’impatto della guerra russo-ucraina e potenzialmente interessato dall’eventuale calo dei consumi privati in Europa e in Italia a seguito dell’’erosione del potere d’acquisto delle famiglie causato dal protrarsi di alti livelli di inflazione. Con l’incognita anche di possibili interruzioni delle forniture di gas russo nel quadro di un avvitamento della spirale delle sanzioni.
La variabile chiave delle previsioni macroeconomiche è perciò costituita dalla durata del conflitto in Ucraina e dai rischi di una sua possibile estensione persino a territori limitrofi. Ciò rende azzardata ogni previsione. L’unica certezza è che l’economia italiana uscita dai lockdown del Covid-19 con una robusta crescita del PIL del 6,6% nel 2021 è oggi molto più solida e competitiva dell’Italia anche solo di dieci anni fa. Ed è nostra convinzione che così come lo scorso anno l’economia italiana ha sorpreso tutti per reattività, essa saprà di nuovo sorprendere positivamente per resilienza e competitività anche in questo difficile 2022, pur in presenza delle drammatiche criticità della guerra russo-ucraina. Manifattura, costruzioni, agricoltura e turismo (apparso in forte ripresa a Pasqua) restano i punti di forza di una economia italiana che ha anche le carte del PNRR da giocare per restare saldamente agganciata al treno della ripresa.
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