Se la transizione pesa nel bicchiere: i vignaioli eroici alle prese con costi fuori controllo- Corriere.it

2022-07-30 05:36:07 By : Ms. Cisy Pei

Il gas va alle stelle e il governo studia misure per contenere l’effetto degli aumenti sulle famiglie. La benzina sfonda la soglia dei 2 euro e il governo interviene sul prezzo con una riduzione (temporanea) delle accise. Ma non vi aspettate che qualcuno, a Palazzo Chigi, si faccia anche solo sfiorare dall’idea di studiare misure di contenimento per i prezzi di beni di consumo considerati ‘non essenziali’. Ecco perché a gran voce anche il mondo del vino comincia a chiedere che i costi della transizione da un lato e della guerra in Ucraina dall’altro non vengano tutti scaricati sui contadini vigneron. Se ne è parlato anche a ViniVeri, la tre giorni di Cerea (Verona) dedicata ai vini senza chimica (né in vigna, né in cantina). Perché, come spiega il presidente dei Consorzio ViniVeri Paolo Vodopivec, «sono davvero tante le voci che concorrono a far lievitare i costi di produzione». E i vignaioli che continuano a produrre in queste condizioni sono ‘eroici’ non solo per le fatiche imposte dai terreni che coltivano, ma anche per il contesto commerciale attuale.

Nonostante non facciano uso di alcun tipo di prodotti chimici (né fertilizzanti né antiparassitari), i membri del consorzio ViniVeri affrontano aumenti di energia, vetro, carta, sughero. «Noi, antesignani dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente. Ma non sono solo gli accordi di Glasgow a mettere in crisi i nostri bilanci». E non si può scaricare il costo aumentando il prezzo finale di una bottiglia del 30 per cento

Se si considera che per i viticoltori ‘naturali’ — già maggiormente esposti alle bizze delle stagioni meteorologiche e agli attacchi di malattie e parassiti in vigna perché non usano né fertilizzanti né pesticidi di sintesi – il rischio d’impresa è molto più alto che per chi pratica la viticoltura convenzionale, con grandine, gelate ed eventuali malattie che tagliano la produzione («talvolta si arriva a perdere il 70% dell’uva prima della vendemmia, e in alcuni casi l’intero raccolto di un’annata»), si capisce quanto il peso dei nuovi aumenti di energia, carburanti e materie prime abbia inciso e inciderà sulla prossima annata. Tutta ‘colpa’ della transizione ecologica? Non proprio, ma certo la svolta impressa dagli accordi di Cop26 a Glasgow continuerà a farsi sentire nei listini di energia e materie prime . E i vigneron senza chimica, che rivendicano di essere «gli antesignani dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente», quelli che si preoccupavano dell’impatto sul territorio, le piante e gli animali del loro lavoro in vigna e nei campi anni prima che si cominciasse a parlare di sostenibilità («c’è chi abusa del termine, ma per noi è un mantra»), sono oggi i primi ad ammettere che «qualcosa non quadra».

Paolo Vodopivec: «Sta succedendo qualcosa fuori dalla normalità: dietro la speculazione, prima giustificata con la pandemia adesso con la guerra, dietro questo aumento spropositato dei listini c’è una mancanza di responsabilità»

«Certo, la transizione ha influito sui prezzi e non solo: la sostituzione della plastica col vetro per essere più green ad esempio – evidenzia Vodopivec – non solo ha gonfiato i listini, ma ha anche ritardato la consegne delle bottiglie alle cantine». I costi stanno impazzendo: «Se solo pensiamo ai cartoni da imballaggio…», nota il presidente di ViniVeri. E accusa: «Sta succedendo qualcosa fuori dalla normalità: dietro la speculazione, prima giustificata con la pandemia adesso con la guerra, dietro questo aumento spropositato dei listini c’è una mancanza di responsabilità. E se normalmente l’aumento dei costi, a fine anno, veniva riversato sul costo della bottiglia, adesso non si può più fare ». Non si può, improvvisamente, portare il prezzo di una bottiglia al 30% in più. «Il mercato non capirebbe, né premierebbe ritocchi di questa portata. Per questo c’è ancora molta instabilità e incertezza. Inoltre c’è un problema di reperibilità delle materie prime e di ordini posticipati: la sola carta per le etichette e il cartone da imballaggi segnano aumenti intorno e oltre il 30%. Impressionanti».

Quei lotti di bottiglie quasi introvabili

Cresce anche il costo delle capsule di stagno. Il vetro è aumentato del 15-20% (dipende dalla vetreria): prima si andava da un costo base di 20 centesimi ad 1 euro a bottiglia, oggi anche a 1,40. «Ma il vero problema è che sembra non essercene abbastanza, così il prezzo è in continua evoluzione e non sai mai quanto pagherai il lotto appena ordinato». Molte vetrerie hanno dovuto allungare i tempi di consegna a causa del Covid; e molti produttori han dovuto ritardare l’imbottigliamento . Non tutti i problemi dei vignaioli sono legati alla transizione ecologica, ma questa si innesta su una già forte instabilità del mercato. I primi sintomi del boom dei prezzi dell’energia c’erano già prima di Cop 26, con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina si è scatenato il caos . Costa il carburante per i mezzi agricoli (sono davvero pochissimi i pasdaran dell’agricoltura eroica che han fatto ritorno ai buoi con l’aratro).

Sandro Sangiorgi e Paolo Vodopivec alla presentazione del Manifesto sul vino naturale, nell’area Exp di Cerea, durante la XVII edizione di ViniVeri

I prezzi cambiano di settimana in settimana

Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini va ricordato come ai costi della transizione si sommino quelli derivanti dall’impatto del conflitto in Ucraina sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole: nel complesso i costi sono aumentati del 35%, e soltanto gli aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi arrivano oggi a pesare sui bilanci di tutte le aziende vitivinicole oltre un miliardo di euro. «Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20%; per le etichette e per i cartoni di imballaggio si toccano rincari del 35% e del 45%». E i prezzi di questi ordini cambiano di settimana in settimana. Ci sono poi i rincari del trasporto su gomma – più 25% – e dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%; l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 di un anno fa .

Il Manifesto «forma e sostanza»

Al Vinitaly si è parlato anche di “vino autentico e semplice come una volta ma buono come ci si aspetta che sia oggi”, nel corso del 32° seminario tecnico Masi: l’ultima ricerca di Ipsos sui cambiamenti in atto nelle abitudini di consumo sottolinea come “naturalità, salubrità e autenticità” siano oggi le parole chiave di rinnovato approccio alla vita e alla quotidianità, in particolare per il settore vinicolo. Ma qui ci si inoltre nel tema più dibattuto a ViniVeri e nei giorni seguenti, dopo la diffusione del Manifesto “La forma e la sostanza, le luci e le ombre” firmato per i vigneron anti chimica da Paolo Vodopivec e dal giornalista Sandro Sangiorgi, che si potrebbe riassumere con una frase: «Il vino naturale, senza additivi né chimica in vigna, deve essere buono; non si possono spacciare per vini di qualità prodotti che rechino difetti evidenti». Un manifesto che ha riacceso la discussione su un tema antico – ne parlò per primo Luigi Veronelli all’inizio degli anni Sessanta –, quello del vino buono perché fatto seguendo i ritmi di madre natura .

Non sempre la gente capisce il prodotto

Poi c’è il fronte commerciale: nonostante si parli da qualche anno di “moda dei vini naturali”, non è facile vendere una produzione artigianale «che va a reinterpretare il modo di fare vino» . «Non è automatico che la gente capisca il prodotto. Talvolta ci vogliono anni di preparazione». Eventi come ViniVeri (la fiera dell’omonimo consorzio tornata a Cerea lo scorso 8-10 aprile dopo due anni di cancellazione dovuta alla pandemia) non servono solo per dare una vetrina o una voce ai vignaioli e alla filosofia dei vigneron naturali, ma anche per offrire a piccole aziende la possibilità di farsi conoscere con costi molto più contenuti: «di farsi vedere tra operatori e appassionati e avere un primo sprint commerciale» . Dunque, la fiera di Cerea non serve soltanto «a ribadire che cos’è per noi il vino naturale», la fiera ha lo scopo di «far riverberare l’immagine di noi produttori e far conoscere i singoli operatori e le loro aziende».

Aumenti non riverberabili nei listini dei vini

Ma torniamo ai bilanci e al peso degli aumenti in parte legati alla transizione ecologica. «Noi non facciamo uso di impianti refrigeranti, perché nella nostra lavorazione non operiamo sulle temperature di mosto e vino, ma tanti lo fanno e i costi con le nuove bollette elettriche sono esorbitanti – spiega Giampiero Bea, vice presidente di ViniVeri – per non parlare di aumenti che solo apparentemente sono legati alla transizione ecologica. L’ultima volta che ho acquistato i tappi per 80 mila bottiglie di vino, la fattura del sughero superava i 100 mila euro». Con i tappi a un euro e 30 l’uno o anche più, sommati agli altri aumenti, il costo della bottiglia dovrebbe salire almeno del 20%: un range di aumenti improponibile sulla maggior parte dei mercati, specie su quello statunitense, destinatario di gran parte dell’export di vini naturali italiani, dove produttori e importatori discutono per trovare un accordo tra una proposta di ritocchi intorno al 5 % e una richiesta di almeno il 10% in più da parte dei vigneron.

Una parte dei produttori partecipanti a ViniVeri a Cerea dall’8 al 10 aprile 2022

Fiducia negli alfieri della sostenibilità

In quello che si spera sia l’anno zero del dopo pandemia, sono aumentati molto anche i costi di promozione del vino: «Noi come consorzio Vini Veri, dopo due anni difficili abbiamo dovuto per forza ridurre gli investimenti», sottolinea Vodopivec. Perché va ricordato che tanti produttori sono arrivati a questa manifestazione dell’aprile 2022 — la prima con un ritorno in presenza di oltre 100 vigneron e almeno un migliaio di operatori del settore – con le tasche svuotate da mesi e mesi di mercati fermi, con le produzioni stoccate in cantina e il flusso dell’export ridotto a un rivolo. Eppure la manifestazione è stata un successo . Ed ha segnato un picco di fiducia: facce allegre e genuino piacere di ritrovarsi nei due padiglioni dell’area Exp di Cerea, dove i banchi degli espositori erano perfettamente distanziati e le ‘sputacchiere’ ai desk erano state sostituite da monocontenitori (uno per ogni ospite) in plastica di riso riciclabile.

Il bilancio, nei commenti a fresco dei partecipanti, è stato davvero positivo: «Abbiamo chiuso una sorta di edizione zero, dopo la pandemia, per ribadire il nostro forte, concreto segno di ripartenza e ritrovata normalità», ha commentato Vodopivec. Nonostante la flessione nelle presenze dei visitatori (comune anche al Vinitaly), l’afflusso costante di operatori e il sold out degli eventi hanno sancito un abbraccio simbolico tra i produttori presenti nei due padiglioni, i distributori, i sommellier, i giornalisti, i wine blogger, i buyer esportatori, gli appassionati. Un segnale del sincero interesse di chi segue una filosofia produttiva sostenibile «che si traduce nella nostra etica di lavoro rispettosa dei cicli naturali, della tutela dell’ambiente, dell’identità del territorio». In tre parole: alfieri della sostenibilità. Che saranno sicuramente tra i più importanti protagonisti della transizione ecologica.